mercoledì 27 gennaio 2010
Greenpeace Roma: stop alla follia nucleare
lunedì 25 gennaio 2010
BioAperitivo al Fanfulla 101
domenica 19 luglio 2009
Il nucleare conviene? Falso!
Greenpeace in azione a Brindisi.
La centrale Federico II di Brindisi è un eco-mostro fatto di cisterne, tubi e carbone che scarica in un mare da sogno.Sono trascorsi già sette giorni dall’azione ma l’immagine dei bambini che fanno il bagno sotto l’ombra vigile della ciminiera e delle mamme che prendono il sole accanto all’acqua calda scaricata in mare dalla centrale non sbiadisce.È stato impressionante vederli giocare a due passi dall’impianto mentre gli operai entravano ed uscivano a pochi metri respirando un’aria densa di inquinamento.
Dalla ciminiera, a 200 metri di altezza, gli attivisti mi hanno raccontato che da lassù il panorama era incredibile.La centrale sovrasta la costa di Cerano, un paradiso naturale in cui Enel ha costruito il suo fortino più inquinante e le persone comuni, forse ignare, vivono respirando sostanze tossiche come polveri sottili, ossidi di azoto e zolfo.
sabato 18 luglio 2009
Piccoli passi
« L'umanità rischia un effetto a catena distruttivo: esaurimento di energia, di acqua potabile, di alimenti base per soddisfare consumismi alimentari errati. In Cina e in India è aumentato il consumo di carne, così come non si ferma in Occidente. I conti non tornano. Sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d'acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibili dai cereali. Tra un po' non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento. Dobbiamo fermarci ora. Primo passo: diventare vegetariani, o quasi. »
(citato in Corriere della sera, 20 maggio 2008, p.9)
Sull'argomento, si guarda anche alla relazione tra il consumo di carne dei nostri tempi e le forme di sfruttamento del cosiddetto Nord del mondo sul Sud del mondo e sull'ecosistema all'interno di una strategia di marketing che, a partire dal dopoguerra, ha teso a rappresentare la carne quale alimento irrinunciabile e, soprattutto, bandiera del ritrovato benessere economico. L'italiano medio è passato in quel periodo da un consumo annuo medio di 8 Kg di carne (immediato dopoguerra) a oltre 80 Kg (attuali). Il problema è riassunto dai ricercatori del Centro Nuovo Modello di Sviluppo: «Il nostro alto consumo di carne è ingiusto perché non è estendibile a tutti gli abitanti del pianeta, semplicemente perché non ci sarebbe abbastanza terra coltivabile». La produzione di carne richiede, nel suo processo, una superficie di terra coltivabile fino a sedici volte superiore a quanta ne è richiesta da legumi ed altri tipi di proteine vegetali. Questo significa che la produzione di 200 grammi di carne, ovvero un semplice secondo piatto per un italiano di medie condizioni economiche, richiede l'impiego di una quantità di terreno dalla quale si potrebbero ricavare due chili e mezzo tra cereali e legumi, l'equivalente di un pasto completo per una settimana. Di tutti i cereali prodotti nel mondo, oltre il 55% è destinata agli allevamenti e non direttamente all'alimentazione umana. A questo va aggiunto il fatto che la maggior parte dei vegetali usati per il mangime per animali vengono coltivati e preparati in Asia e America Latina, ovvero paesi più poveri, e non destinatari di quella produzione.
Essere vegetariani fa bene?
Queste notizie sono solitamente la trasposizione per l'opinione pubblica di risultati di studi scientifici compiuti in qualche università o istituto di ricerca che si è interrogato sulle conseguenze per l'essere umano di un'alimentazione priva di carne.
È di queste ultime settimane l'ennesima notizia che va in questo senso e cioè da uno studio, che si dice sia uno dei più completi mai eseguiti in materia, compiuto dai ricercatori del Cancer Research dell'Università di Oxford, pubblicato sul British Journal of Cancer il primo luglio 2009 e ripreso poi dal Guardian, si evince che la dieta vegetariana permette una riduzione del rischio di cancro (di qualsiasi tipo) del 12% e nel caso delle leucemie addirittura del 45%. Per arrivare a queste conclusioni questo studio ha analizzato lo stato di salute di 61.000 persone nel corso di 12 anni della loro esistenza. Il pesce (e qui non si capisce bene perché i media abbiano strillato alle gioie del vegetarianesimo tout court senza fare questa precisazione) è stato considerato all'interno dell'alimentazione “sana” insieme a frutta e verdura.
La dieta vegetariana riduce moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticoOvviamente anche questo studio, per parola di uno dei suoi autori, la dottoressa Naomi Allen, afferma di essere insufficiente. Servono infatti a suo dire ulteriori ricerche che confermino la salubrità di questa dieta e a tal fine l'indagine, che fa parte di un progetto di ricerca internazionale molto ampio che si chiama “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”, proseguirà sia a Oxford sia in altri centri di ricerca sul cancro.
“Servono altri dati” è un mantra della medicina ufficiale che si applica solitamente a ipotesi che potremmo definire “altre”: omeopatia, vegetarianesimo, medicina ortomolecolare, fitoterapia ecc. Non si applica, invece, ai farmaci di pronta approvazione nonostante il brevissimo periodo di sperimentazione o ai vaccini studiati su qualche migliaio di individui e per pochissimi mesi o anni (senza quindi la possibilità di verificarne concreti effetti collaterali nel lungo periodo).
Eppure notizie di studi scientifici di rilievo a conferma dei vantaggi della dieta vegetariana le abbiamo già da decenni. Basti ricordare su tutti che nel 1988 la più importante associazione scientifica statunitense sull'alimentazione, l'American Dietetic Association, ha pubblicato una raccolta di dati scientifici dal titolo “Position of the American Dietetic Association 'Vegetarian Diets' - Technical Support Paper” (Ada Reports, vol. 88, 1988, pp. 352-355) in cui vengono evidenziate positivamente le relazioni tra dieta vegetariana e riduzione di rischio per moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticolosi intestinale. Che proprio poca cosa non è.
Una bibliografia veramente imponente suddivisa per patologie e correlazione con la dieta vegetariana si trova nel sito della Società Scientifica di Nutrizione vegetariana. Solo scorrendo l'indice di questi studi balza chiaramente agli occhi la linearità del dato: vegetariano è meglio. E sotto moltissimi punti di vista. Allora, per qualsiasi essere dotato di una dose normale di intelligenza, la domanda sorge spontanea: perché non ci sono prese di posizione delle istituzioni mediche e scientifiche (e politiche!) ufficiali a favore di una dieta di questo tipo che viene, invece, spesso additata come fonte di carenze, malattie, estremismo ecologista ecc.?
Ma se un farmaco dovesse conseguire questi stessi risultati di quelli veicolati con l'ultimo studio di cui si è detto (statisticamente sono risultati molto rilevanti) non accadrebbe qualcosa di completamente diverso? Per avere un'idea, si pensi che un nuovo chemioterapico utilizzato in oncologia che determina un aumento della durata della vita del paziente (con quale qualità si può immaginare) di qualche mese viene sbandierato dal marketing farmaceutico come un farmaco rivoluzionario...
Abbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi caricoLa questione di fondo è dunque probabilmente di tipo culturale nonché economico. Abbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi carico. Per altro verso, brevettare mele e insalata in funzione anticancro non è al momento possibile e l'industria farmaceutica e l'indotto istituzionale medico-sanitario non hanno alcun interesse nel sostenere questa posizione.
Due quindi i percorsi attuabili: lasciare Big Pharma al suo destino senza il nostro sostegno così come si fa in natura con squali e barracuda e pensare alla sofferenza degli altri esseri viventi (animali) nonché alla nostra futura in caso di scelte scorrette. E se è vero e risaputo che in un certo senso la realtà è molto complessa e tutto poi è sempre “relativo” per cui non è dato di sapere che incidenza avranno determinate scelte di vita sul proprio destino, perlomeno possiamo però agire nel limite di quelle che sono le informazioni che abbiamo e il “sentire” che ci coglie. La consapevolezza di aver fatto il possibile e avere la coscienza a posto non è un requisito da poco per un'esistenza più serena. Comunque vada, da un punto di vista matematico, la sofferenza risultante complessiva sarà ridotta.
Greenpeace: Mediterraneo, mare d'inferno
Con una bibliografia di quasi trenta pubblicazioni scientifiche, lo scopo del rapporto è di mettere a disposizione di tutti, con un linguaggio semplice e chiaro, le “prove” di un fatto ormai ben noto agli scienziati: il cambiamento climatico è già tra noi. Dobbiamo intervenire con urgenza per arrestare una deriva che rischia di essere incontrollata e irreversibile.
L’aumento delle temperature, le variazioni delle precipitazioni e quindi degli apporti di nutrienti dei fiumi, così come le possibili modifiche alle correnti – tutti effetti dei cambiamenti climatici - sono stati variamente correlati, insieme alla pesca eccessiva, alla diminuzione delle popolazioni di specie ittiche di importanza commerciale. Per esempio i piccoli pelagici, come le acciughe.
Lo stress causato da periodi relativamente lunghi di elevate temperature ha prodotto mortalità in massa di vari organismi, come molte specie di spugne, coralli (compreso il corallo rosso) e gorgonie.
Aggregati di mucillagini sono sempre più frequenti sia nel Tirreno che in Adriatico. L’effetto di soffocamento dei fondali di questa “copertura mucillaginosa” può essere grave. Tra l’altro, le mucillagini possono ostacolare anche le attività della piccola pesca costiera intasando le reti.
Un altro fenomeno a cui stiamo assistendo è una sorta di “sostituzione” più o meno rapida della fauna e della flora marina. Le specie “tradizionalmente” presenti sono sostituite con altre che tollerano meglio il caldo. Molto più preoccupanti sono le “invasioni biologiche” di specie che fino a pochi anni fa erano totalmente sconosciute nel Mediterraneo insieme alle “invasioni di alghe assassine” (Caulerpa taxifolia e Caulerpa Racemosa).
“Un Mare d’Inferno” evidenzia come il cambiamento climatico non agisce in isolamento, ma insieme a troppi altri fattori di degrado: inquinamento, distruzione delle coste, pesca eccessiva e distruttiva. E’ necessario gestire meglio le attività umane che operano sul mare, utilizzando uno degli strumenti più utili: le riserve marine.
Dobbiamo mettere al sicuro grandi aree di mare per garantire il funzionamento dell’ecosistema. Un mare in salute potrà resistere meglio allo stress imposto dal riscaldamentoglobale, mentre un mare malato non ce la farà.
Per questo abbiamo presentato una proposta per una Rete di Riserve Marine che copra il 40% del Mediterraneo, lungo le coste e in altura per proteggere specie ed habitat costieri e marini. La realizzazione di questa rete, al 2012, è stata decisa dalla Convenzione di Barcellona - il principale Accordo Internazionale per la protezione del Mediterraneo - con la Dichiarazione di Almeria, adottata nel gennaio 2008.
mercoledì 15 luglio 2009
Regione Lombardia: si al "piano casa"
"Formigoni e la sua maggioranza si sono dimostrati totalmente sordi di fronte alle richieste dell'opposizione", ha detto Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, che ha cercato fino all'ultimo voto di modificare le parti più negative del Piano casa.
Il provvedimento "aprirà le porte alla cementificazione anche nei centri storici e nei parchi", una possibilità esclusa persino dal governo Berlusconi, fa notare Monguzzi, nell'accordo finale raggiunto nell'ambito della Conferenza Stato regioni. Gli ampliamenti residenziali, commerciali e industriali, fa notare il consigliere, "non saranno fatti con petali di rose ma con il cemento". Tra gli aspetti negativi i Verdi fanno notare che la legge consentirà ampliamenti in zone già densamente abitate, "aumenti di volumetrie spropositati" che peggioreranno ad esempio servizi fognari, traffico e inquinamento. Un liberi tutti "che passerà inoltre sopra le teste dei comuni, che non avranno strumenti per controllare il rispetto delle norme e inoltre perderanno parecchie risorse economiche sui cambi di destinazione d'uso degli edifici"."Ancora una volta - dice Monguzzi - abbiamo assistito all'inconsistenza innovativa di Formigoni e del centrodestra lombardo, incapaci di rispondere alla crisi con strumenti nuovi capaci di fare bene all'ambiente, imponendo obiettivi ambiziosi di efficienza energetica ad esempio, e alle tasche dei cittadini, anche e soprattutto di quelli che non hanno soldi per costruirsi una stanza in più perché fanno già fatica a pagare il mutuo e ad arrivare a fine mese".
martedì 14 luglio 2009
Rifkin: Ridicolo accordo del G8
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Secondo Jim Hansen l'obiettivo è portare la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera a 350 parti per milione, cioè ridurla rispetto al presente portandola più vicina a quota 280, il livello preindustriale. Questo vorrebbe dire attuare una politica di tagli drastici e immediati che molti considerano incompatibili con lo sviluppo economico. "Io credo che sia vero l'opposto: l'errore sta nel pensare solo ai tagli delle emissioni che invece dovrebbero essere un effetto secondario di politiche virtuose capaci di rilanciare l'economia, altro che affossarla. Per uscire dalla tre crisi che ci soffocano, quella economica, quella energetica e quella ambientale, non possiamo limitarci a magiare un po' meno della vecchia minestra inquinante: dobbiamo lanciare la terza rivoluzione industriale pensando in positivo, cioè fissando traguardi sulle industrie da rilanciare. Non bisogna dire ai vari paesi quante emissioni tagliare, ma quanti impianti puliti costruire". Più industrie e meno emissioni? "Esattamente. La terza rivoluzione industriale è quella che permette uno sviluppo economico che si concilia perfettamente con la riduzione delle emissioni. Ad esempio con le smart grid, con l'energia diffusa e decentrata, ogni casa sfruttando il sole può diventare una vera e propria piccola centrale di produzione di elettricità e calore. Se adottassimo questo modello il settore delle costruzioni, che oggi è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, potrebbe diventare parte della soluzione al problema". Le case come elemento trainante del nuovo modello energetico? "Uno dei quattro pilastri. Il primo è costituito dalle energie rinnovabili. Il secondo è rappresentato dagli edifici sostenibili. Il terzo dalle tecnologie basate sull'idrogeno che serve a immagazzinare l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Il quarto pilastro dalle reti intelligenti per distribuire l'energia secondo il modello del web".
Terra Nuova: 5 proposte dal basso.
Riportiamo il comunicato:
"Nell’incontro di Coppito l’umanità, i popoli, i diritti, la giustizia e la Terra sono stati i grandi assenti. Denunciamo la totale incapacità di tutti i governi presenti al G8 dell’Aquila di affrontare le crisi. Denunciamo la perdita di ogni principio di democrazia e partecipazione, che dovrebbe essere alla base di ogni decisione in un momento così drammatico per tutti e tutte.
Davanti a minacce non più future ma ormai presenti, come la distruzione della natura, la povertà e la fame, i cambiamenti climatici, le migrazioni ambientali, i conflitti sociali ed economici, la disoccupazione e la precarizzazione della vita, la distruzione dei beni comuni non rinnovabili come l’acqua e la biodiversità, le politiche messe in campo dai governi incontratisi a Coppito si risolvono in inutili quanto imbarazzanti e sterili dichiarazioni d’intenti.
Qualora ci fossero ancora degli scettici, quanto avvenuto qui all’Aquila durante questi incontri dimostra una volta di più il fallimento dell’attuale governance mondiale e la sua incapacità e mancanza di volontà nell’affrontare e risolvere la crisi che questo sistema economico ha provocato. Denunciamo come tutte le promesse di benessere e sviluppo sbandierate attraverso le politiche e le scelte fatte dalle grandi istituzioni internazionali commerciali e finanziarie insieme ai governi del G8 si siano tradotte in un gigantesco e immane fallimento del quale sono i popoli e la natura a farne le spese. Promesse e politiche che hanno arricchito poche imprese ed impoverito miliardi di esseri umani. Promesse e politiche che hanno elevato il profitto ad unica ed intoccabile stella polare a discapito dei diritti umani e dei diritti della natura.
Risolvere le crisi implicherebbe non solo avere buon senso e buona volontà ma soprattutto rinunciare all’arroganza di un modello economico e sociale sempre più razzista, escludente, dannoso ed insostenibile per tutti i viventi e per lo stesso pianeta Terra.
Chiediamo all’opinione pubblica internazionale di discutere e prendere in considerazione alcune semplici e concrete proposte che le centinaia di milioni di persone, non rappresentate a Coppito, in tutto il mondo stanno discutendo e portando avanti per affrontare la crisi e ritornare TUTTI GIU’ PER TERRA :
1) Il riconoscimento dell’acqua come diritto umano inalienabile ed universale e non come merce;
2) L’istituzione della Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’ambiente;
3) L’uscita dal WTO delle politiche agricole ed idriche;
4) La fine delle produzioni di biocombustibili e dell’agrobusiness;
5) Il riconoscimento del debito ecologico del nord del mondo nei confronti del sud del mondo.
Tra le organizzazioni che promuovono tali proposte come risposta alle crisi e alternativa concreta alla distruzione del pianeta: Via Campesina, CAOI (Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene), Oilwatch (Osservatorio Internazionale sulle Estrazioni Petrolifere), National Alliance of People Movement (india).
Forum Ambientalista: petizione antinucleare.
Il governo prevede la realizzazione di centrali nucleari per produrre il 25% di energia elettrica, con una spesa superiore ai 40 miliardi di euro.
Siamo contrari al nucleare perché:
questo programma ha come unico scopo quello di rispondere alle pressioni dei grandi gruppi energetici e che, prosciugando tutte le risorse finanziarie, annullerebbe qualsiasi possibile innovazione verso un sistema energetico basato su efficienza e fonti rinnovabili.
non è stato risolto nessuno dei gravi problemi che accompagnano questo tipo di produzione di energia elettrica: le scorie della passata avventura nucleare del nostro paese, bocciata dai referendum del 1987, sono ancora nei siti d’origine senza un’adeguata sicurezza; nel mondo nessun sito finora studiato è in grado di garantire il confinamento sicuro per scorie che continuano ad emettere radioattività per diverse migliaia di anni; le centrali nucleari nel mondo forniscono appena il 6,5% dell’energia e l’uranio esistente garantirebbe quantità minime del fabbisogno energetico.
è sempre servito a favorire lo sviluppo delle armi nucleari che riteniamo vadano messe al bando da parte di ogni paese, in ogni parte del mondo.
Siamo a favore di:
indirizzare le risorse nazionali verso un sistema economico e industriale improntato alla massima efficienza e quindi alla riduzione consistente del fabbisogno di fonti fossili, meno 20% entro il 2020, così come deciso dalla Unione Europea.
puntare a livelli di produzione energetica da fonti rinnovabili ben superiori al 20% entro il 2020, come stabilito dalla UE.
ridurre le emissioni di CO2 del 20% rispetto il 1990, così come indicato dalla UE, in piena sicurezza, invertendo la rotta del governo, favorendo una innovazione del sistema produttivo, non più basato sulla crescita infinita, ma sull’innovazione dei processi e dei prodotti.
La crisi economica che ci attanaglia, ci impone il superamento del modello basato su fonti fossili e fissili e sullo spreco di risorse.
Superiamo ogni sistema di combustione, dannoso alla salute e all’atmosfera; rifiutiamo l’avventura nucleare; rifiutiamo i megainceneritori e rigassificatori.
Il Sole è la più grande centrale energetica del sistema, situata ad una distanza tale da garantirci ogni sicurezza. Usiamolo!
Il G8 ha deluso... per l'ennesima volta.
I leader del G8 hanno rinviato l’azione sul clima alle future generazioni. E hanno abbandonato le popolazioni più vulnerabili agli effetti, sempre più devastanti, dei cambiamenti climatici. “I governi delle nazioni più ricche hanno avuto un’opportunità storica ma l’hanno sprecata”, commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, dall’Aquila, “fallendo nello stabilire obiettivi di medio termine (2020, ndr) e rinviando al G20 la discussione sugli investimenti che serviranno alle nazioni in via di sviluppo per combattere i cambiamenti climatici. Oggi, i capi di governo del G8 hanno mostrato a tutti di essere dei semplici politici che parlano e non dei leader che prendono le azioni necessarie per il pianeta”.“Il G8 ha abdicato, in modo disgustoso, dalle proprie responsabilità”, continua Onufrio: “Invece di affrontare i cambiamenti climatici e di salvare le nazioni più vulnerabili del pianeta, a partire da quelle dell’Africa, dagli impatti devastanti già in atto, hanno rinviato questa responsabilità a i governi futuri e alle prossime generazioni. La loro eredità e, cosa più importante, il nostro futuro sono ora sospesi sul filo”.Sebbene abbiano finalmente ammesso che l’aumento della temperatura media del pianeta dovrà essere contenuto sotto i 2 gradi, il G8 non ha indicato come raggiungere questo obiettivo. “Quando le Nazioni Unite terranno una sessione sui cambiamenti climatici, il prossimo 22 settembre, questi capi di governo dovranno essere pronti: il tempo per l’azione è ora”, conclude Onufrio.
Pannelli solari nel Sahara
L'ambiziosa iniziativa made in Europe, dal nome Desertec, prenderà il via a fine anno con la costituzione di una societa' che ne pianifichi progetto, finanziamenti e realizzazione. Nel corso della prima riunione dei 12 soci fondatori, tenuta a Monaco di Baviera, e' stato firmato un memorandum d'intesa per la formazione della Desertec Industrial Initiative (DII) entro il 31 ottobre prossimo ed e' stato annunciato che il piano d'investimenti verra' messo a punto entro il 2012.
Il progetto, stimato in 400 miliardi di euro, prevede la 'cattura' dei raggi solari nelle aree desertiche del Nord Africa e del Medio Oriente e la loro conseguente trasformazione in energia elettrica da inviare alle reti dei paesi europei.
In questo modo, il consorzio punta a soddisfare il 15% del fabbisogno di energia in Europa entro il 2050. I soci fondatori dell'iniziativa includono la Munich Re, la Siemens, la E.On, la Rwe e la Deutsche Bank.
Soddisfatta dell'accordo Greenpeace, che secondo l'organizzazione ambientalista ha le carte per diventare un modello per l'utilizzo di centrali elio-elettriche nelle numerose regioni desertiche del pianeta. ''I gruppi energetici, gli istituti finanziari ed i costruttori di impianti possono trasformare lo sfruttamento dell'energia dei deserti in un esempio da imitare'', ha sottolineato in un comunicato Andree Boehling, esperto di energia di Greenpeace.
''Questo vale anche per i paesi emergenti come Cina e India, dove ancora oggi si punta sulle centrali elettriche a carbone'', ha aggiunto. ''Agli annunci, pero', devono seguire presto i fatti'', ha osservato Boehling, esortando le aziende a perseguire lo scopo con determinazione nonche' a considerare Desertec un'alternativa alle fonti energetiche nocive per l'ambiente.
Greenpeace chiede al governo tedesco di contribuire all'ambizioso progetto, per ora tutto tedesco, attraverso finanziamenti al settore, sussidi alla ricerca e norme chiare che favoriscano un nuovo corso energetico per la Germania.
lunedì 13 luglio 2009
Greenpeace: volantino antinucleare.
Il reattore nucleare di terza generazione ad acqua pressurizzata, di produzione francese, noto come EPR (European Pressurized Reactor) è il più grande mai realizzato nella storia, con una potenza di oltre 1600 MW. Gli EPR differiscono poco dai reattori di II generazione ma la loro maggior sicurezza è tutta da dimostrare, inoltre utilizzando Uranio e Plutonio come combustibili, generano scorie ad alta radioattività. Ancora nessun EPR è in funzione ma già vari problemi sono stati riscontrati in fase di costruzione nelle nuove centrali di Olkiluoto in Finlandia e a Flamanville in Francia. A Olkiluoto, l’Autorità finlandese per la Sicurezza Nucleare, fino all’ottobre 2007, aveva segnalato ben 1.500 casi di non-conformità rispetto agli standard di sicurezza, gran parte delle quali non corretti per ragioni di tempo o economiche. Tra queste, le fondamenta di cemento armato del reattore gettate in modo scorretto che hanno causato delle fratture alla struttura, oltre a un quarto delle saldature della parte in acciaio del guscio di contenimento difettose. Il cantiere di Olkiluoto, alla fine del 2007, aveva già accumulato 30 mesi di ritardo sui 48 previsti. I costi sono lievitati dai 3,2 miliardi previsti a oltre 5 e potrebbero crescere ancora. È risultato, poi, che gli appalti dei lavori per la costruzione delle nuove centrali erano stati affidati a società prive delle necessarie competenze. La nuova generazione nucleare, nonostante la propaganda, non è in grado di garantire nessuna sicurezza.
Il nucleare conviene: vero o falso?
Quando si parla di convenienza del nucleare, ci si riferisce al solo costo del combustibile impiegato, che è più basso rispetto alle altre fonti di energia. Il costo finale dell’elettricità dipende, però, anche da altri fattori quali l’investimento iniziale per la realizzazione dell’impianto, la manutenzione, lo smaltimento dei materiali residui. Nel nucleare, il costo maggiore è rappresentato dalla realizzazione dell’impianto, un ingente investimento che può essere recuperato solo dopo 15-20 anni di attività. I costi di costruzione di una centrale nucleare oltre ad essere i più alti, rispetto a quelli di centrali di altro tipo, tendono a lievitare durante la costruzione, rendendo non più così conveniente la produzione di energia. Negli Stati Uniti, secondo le stime ufficiali, per la gran parte dei reattori costruiti, i costi effettivi hanno superato tre volte le stime iniziali. Lo stesso sta succedendo per l’EPR in costruzione in Finlandia. Il più grande gruppo energetico tedesco, E-On, afferma che un nuovo EPR può arrivare a costare "fino a 6 miliardi di euro", esclusi i costi di smantellamento. Ancora maggiori sono le cifre di cui si parla negli USA, dove il Congresso ha introdotto, nel 2005, incentivi pubblici per oltre 18 miliardi di dollari per convincere gli investitori privati a tornare al nucleare ed evitare il crollo del settore. Tutto ciò accade mentre Enel dichiara alla stampa che l’Italia costruirà le sue nuove centrali con 3-3,5 miliardi di euro l’una, un’affermazione del tutto incoerente rispetto a quelle che circolano in altri paesi. Ma di queste informazioni, necessarie per un dibattito democratico, e una reale tutela del cittadino, non vi è traccia, così come nessuna voce alternativa trova spazio per esprimersi.
L’impossibile gestione di lungo termine delle scorie nucleari.
Ogni impianto nucleare produce un quantitativo di scorie e gran parte della centrale stessa, a fine vita, diventa una scoria da conservare per tempi lunghissimi. Nessun Paese, compresa l’Italia, dopo 60 anni di storia del nucleare, ha ancora trovato la soluzione per la gestione di lungo termine delle scorie. Si tratta di controllare per 2-3 secoli quelle a vita media e per decine di migliaia di anni quelle a vita più lunga. Chi potrà garantire questo processo nel tempo? Oltre a rappresentare un costo rilevante e poco calcolabile, la gestione di lungo termine delle scorie è un’eredità velenosa che lasciamo alle generazioni future.
La vera energia pulita.
Visto che il nucleare ha attualmente basse emissioni di gas a effetto serra, i suoi sostenitori lo presentano come l’unica alternativa credibile e realistica ai combustibili fossili. In realtà, il nucleare è una falsa soluzione al contenimento delle emissioni di CO2: i reattori presenti nel mondo forniscono solo una quota inferiore al 6,5 % dell’energia consumata dal pianeta, e due terzi di quest’energia è persa nell’ambiente come calore di scarto. Raddoppiare il numero degli impianti per diminuire le emissioni è impensabile perché vorrebbe dire inaugurare una centrale ogni due settimane, con costi di investimento inaffrontabili. A tutto ciò va aggiunto che le risorse di Uranio, "ragionevolmente sicure", sono pari a circa 3,3 milioni di tonnellate. Agli attuali livelli di consumo, questo può garantire il funzionamento delle centrali nucleari 50 anni, comunque non oltre 70 anni, se si considerano anche le riserve "stimate". Costruire nuovi impianti significherebbe dimezzare la disponibilità di Uranio da 70 a 35 anni. Basta pensare che gli impianti di terza generazione, gli EPR sono progettati per durarne 60 per comprendere che non è una soluzione definitiva.
Attraverso il Rapporto "Energy [R]evolution" presentato nel 2007, Greenpeace ha dimostrato come il crescente fabbisogno mondiale di energia può essere soddisfatto da fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica, facendo a meno del nucleare già nel 2030. Mentre il programma nucleare del Governo vale 50 miliardi di kilowattora all’anno, la combinazione di energie rinnovabili ed efficienza garantisce circa 150 miliardi di kilowattora all’anno, praticamente il triplo. Si tratta di una vera rivoluzione, ma alla portata di tutti, sostenibile ed economica. E, soprattutto, non compromette il futuro delle prossime generazioni a cui non saranno lasciate scorie in eredità. Scarica adesso il rapporto e scopri che le alternative alla crisi energetica esistono e sono tutte diverse dal nucleare.
domenica 12 luglio 2009
Critical Mass
Critical Mass avviene in molte città del mondo ed è sempre diversa stante le differenze del numero dei partecipanti da una città all’altra, le leggi sul traffico e la risposta della polizia e degli automobilisti.
Critical Mass è un’idea, un evento, un’attitudine… non ha leader, non ha un’organizzazione… semplicemente Critical Mass è fatta da chi partecipa alla pedalata, non c’è un volantino da dare, ma ognuno/a cerca di produrre il proprio da distribuire lungo il percorso, improvvisato e mai prestabilito, della CM.
Per notizie sulle Critical Mass di tutto il mondo consulta World Wide Critical Mass Hub che prova ad essere la risorsa più aggiornata riguardo al movimento ed anche How to Start a Critical Mass Ride per chi vuole capire come iniziare nella propria città.
La Critical Mass è aperta a tutti: non solo ai ciclisti. Sono benvenuti pattinatori, skaters, monopattini, pedoni…Il percoso di massima viene definito in mailing-list e durante la riunione informale prima della partenza. Variazioni possono essere apportate dal gruppo di testa per ragioni di viabilità o di psicogeografia. Il gruppo di testa è sempre estemporaneo e cambia continuamente durante il percorso: se si hanno idee di percorso si propongono durante il tragitto.
In linea di massima si evita di insistere troppo su strade ad alta viabilità (es. Lungotevere) e si prevedono anche passaggi all’interno di isole pedonali.
Si mantiene un comportamento corretto con gli automobilisti: si spiegano le motivazioni (magari con flyer o volantini) e si usa l’ironia. Se un automobilista è particolarmente iroso si evitano ulteriori discussioni e lo si lascia passare in sicurezza. Il nostro nemico sono le automobili e non gli automobilisti.
Il gruppo si mantiene il più possibile compatto: chi è davanti ricordi che non tutti i partecipanti sono ciclisti professionisti, chi è dietro cerchi sempre di ricucire le “fughe”. La compattezza del gruppo rende chiara l’iniziativa e l’inutilità del sorpasso di un singolo ciclista.
Si cerca di rispettare la segnaletica stradale, ma non a prezzo di spezzare il gruppo.
Si lasciano sempre passare i mezzi di soccorso con le sirene accese.
Non si invadono le corsi preferenziali riservate ai mezzi pubblici.
Si cerca sempre di lasciar passare gli autobus e di essere comprensivi con i taxi. La vivibilità delle città passa per un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici che quindi non vanno penalizzati.
In caso di incidente stradale si evitano assembramenti. Restano sul posto il ciclista colpito e un paio di testimoni per la constatazione dei danni e l’eventuale ricorso ai vigili urbani. Il gruppo aspetta il tempo necessario per capire l’evolversi della situazione accostando poco più avanti. Solo se è chiaro ed evidente che non ci saranno problemi ulteriori per il ciclista incidentato si riprende la corsa, lasciando sul posto il ciclista e i testimoni…
In caso di problemi con la polizia si resta in “massa” evitando inizative personali.
La CM è colorata: l’uso di cartelli, maschere, palloncini, campanelli, strumenti musicali, fumogeni, dischi volanti e quant’altro è altamente consigliato.
Non esistono volantini ufficiali. L’unico volantino ufficiale è quello che puoi fare tu…
Un'alternativa al nucleare: il Sole
ECONOMICO? SICURO? CONVENIENTE? Il NUCLEARE NON E' NULLA DI TUTTO QUESTO.
Il nucleare non garantirebbe all’Italia l’autonomia energetica, poiché si basa su una risorsa scarsa: l’uranio. La maggior parte dell’uranio – indispensabile per la fissione – si trova infatti in Canada, Russia, Nigeria, Namibia, Stati Uniti e Australia: l’Italia dovrebbe comunque importarlo.Inoltre le riserve esistenti di uranio ci darebbero un’autonomia non superiore ai 60 anni. Sarebbe questa la soluzione?
Il nucleare non è più economico delle altre forme di produzione dell’energia: nei costi per kwh vanno infatti inseriti i costi per lo smaltimento delle scorie e soprattutto i costi di smantellamento delle centrali al termine del loro ciclo produttivo. Senza contare i costi relativi ad eventuali malfunzionamenti e alla militarizzazione dell’area dove sorge l’impianto: una centrale nucleare è infatti un obiettivo sensibile.
Il nucleare espone il territorio a rischi gravissimi in caso di incidente, in modo particolare nel caso di un paese sismico come l’Italia. Il nucleare cosiddetto “sicuro” sarà forse disponibile nel 2030. Per non parlare dell’impossibilità di avere standard di evacuazione davvero sicuri in un paese - come l’Italia – che ha zone ad altissima densità abitativa.
Inoltre, non esiste un modo sperimentato di smaltire le scorie nucleari: alcuni isotopi dell’uranio restano radioattivi per centinaia di migliaia di anni.
UN'ALTERNATIVA: IL SOLE.
L’ENERGIA SOLARE E’ ABBONDANTE:
Ogni giorno la Terra riceve dal Sole una quantità di energia 30 volte superiore a quella consumata da tutta la popolazione mondiale in un intero anno.Per fare un esempio, una famiglia italiana di quattro persone potrebbe produrre metà dell’acqua calda che usa per un intero anno con un solo pannello solare di 3 mq.
L’ENERGIA SOLARE E’ DIFFUSA:
Ogni casa o palazzo può dotarsi di pannelli solari e produrre la propria energia. Ma questa energia è anche condivisibile: gli impianti solari connessi in rete, infatti, permettono di “esportare” l’energia prodotta in eccesso ed “importare” energia dalla rete quando se ne ha più bisogno.
L’ENERGIA SOLARE E’ PULITA:
Il suo impatto ambientale – specialmente se paragonato a quello delle fonti non rinnovabili – è trascurabile.
Non vanno trascurate l'energie eolica e idroelettrica, dato che l'Italia è bagnata per tre quarti dal mare ed è attraversata da molti venti...
sabato 11 luglio 2009
Verdi e Legambiente contro il DDL
"Il ritorno al nucleare e' una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che Economico", ha commentato Grazia Francescato, portavoce dei Verdi ed esponente di Sinistra e Libertà. Proprio mentre tutti i leader mondiali affrontano L'Aquila la questione dei cambiamenti climatici, "l'Italia di Silvio Berlusconi sceglie di affossare la ricerca e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica scegliendo un salto nel passato pericoloso, radioattivo e che porta con se' il rischio della proliferazione a scopi militari".
Angelo Bonelli, ex capogruppo dei Verdi alla Camera, ricorda "la pericolosa avventura del nucleare che altri paesi industrializzati hanno abbandonato o fermato, come Germania, Usa, Olanda, Spagna. Il piano nucleare di Berlusconi portera' ad una spesa di 20 miliardi di euro che sara' pagata dagli italiani con la bolletta elettrica; tutti i programmi nucleari infatti si reggono con i finanziamenti statali, accadde in Francia come negli Usa"
Dura anche Legambiente: ''Con grande soddisfazione questo governo oggi plaude a se stesso per aver raggiunto un antico obiettivo: tornare alla preistoria energetica e spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione''.
Una tecnologia, quella voluta dall'Italia sul nucleare ''che Barak Obama - continua Legambiente - si e' rifiutato di finanziare perche' inquinante e insicura''. Ma non e' solo il governo americano a frenare la diffusione dell'atomo. ''Addirittura il cancelliere tedesco Angela Merkel - sottolinea Legambiente - ha dichiarato di non volere nuovi impianti nucleari in Germania specificando che la produzione attuale puo' essere considerata solo un mezzo in attesa di una idonea ed efficiente diffusione di tecnologie rinnovabili''.
''Tutte le economie piu' avanzate - sottolinea Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - hanno scelto di investire in fonti rinnovabili ed energia pulita per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche per risolvere i problemi della sicurezza e dello smaltimento delle scorie oltre che dell'approvvigionamento della materia prima (scarsa e costosa) necessaria alla fissione''.
Nuova occupazione con la Rivoluzione Verde
No al nucleare in Italia!
Soddisfatto per l'approvazione il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola per il quale la Legge Sviluppo ''colma un vuoto di oltre vent'anni e affronta finalmente i nodi irrisolti, i veti e le contraddizioni della gestione dell'energia nel nostro Paese che ci hanno fatto sinora pagare l'elettricità il 30% in più degli altri Paesi europei, ci hanno fatto dipendere dall'estero per l'85% dei nostri consumi e condannato ad alti tassi di inquinamento''. Con questa legge, prosegue il ministro, ''si snelliscono fortemente le procedure per la realizzazione delle reti e delle infrastrutture energetiche, si dà forte impulso alle fonti rinnovabili, si riapre la strada al nucleare. Diventa operativo il percorso per ridurre la nostra dipendenza dall'estero, abbassare il costo dell'energia, ridurre l'inquinamento, realizzare un mix elettrico con il 50% di fonti fossili (contro l'attuale 83%), il 25% di rinnovabili dall'attuale 18%, il 25% di nucleare''.