mercoledì 27 gennaio 2010

Stop alla follia nucleare

Mai più


Greenpeace Roma: stop alla follia nucleare

Roma - Eur - 19/01/2010: Gli attivisti di Greenpeace sono saliti questa mattina sul “Colosseo Quadrato” all’Eur di Roma per dire “STOP alla follia nucleare” mentre di fronte a loro, nel palazzo di Confindustria, Enel imboniva le imprese italiane presentando cifre discutibili sull’entità delle commesse per i lavori che riporterebbero l’Italia al suo passato nucleare. Gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana uno striscione di 300 metri quadrati con la scritta “Stop alla follia nucleare, Stop Nuclear Madness”, proprio mentre l’incontro era in corso. "Enel presenta il nucleare come un affare che per i due terzi è riservato alle imprese italiane- spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace - ma, a parte le norme sugli appalti di queste dimensioni che prevedono delle gare internazionali, gli impianti EPR proposti da Enel sono un affare solo per il costruttore francese a corto di ordinazioni e non certo per l’economia italiana." Enel cerca di imbonire le imprese italiane sostenendo che godranno del 70 per cento degli investimenti necessari per costruire quattro reattori nucleari in Italia. La quota riservata alle imprese italiane, secondo Enel, sarebbe pari a 12 miliardi di euro, corrispondente alla parte non nucleare (dunque non coperta da brevetti francesi) degli impianti. Invece, secondo i dati pubblicati dall’azienda elettrica francese EDF, alleata di Enel nel riportare il nucleare in Italia, la quota degli investimenti per le parti non nucleari degli impianti EPR è pari al massimo al 40 per cento del totale. La parte prevalente delle commesse andrebbe quindi alle imprese francesi, proprietarie dei brevetti sul nucleare, e non a quelle italiane. A queste bufale, si aggiunge l’allarme lanciato da un recente studio (novembre 2009) di Citigroup, leader mondiale nei servizi finanziari, che segnala come i rischi di costruzione, finanziari e operativi, sono eccessivi per gli investitori privati che si vogliono lanciare nella disavventura nucleare. Mentre Enel, nonostante l’elevato debito netto pari a 54 miliardi di euro, dichiara di essere pronta a sostenere un costo per quattro reattori EPR tra i 16 e i 18 miliardi di euro, cioè tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro a reattore, Citigroup afferma che i costi sono tra i 5 e i 6 miliardi di euro a reattore, con e che . Fino ad ora sono solo due gli EPR in costruzione nel mondo. In Finlandia, nell’unico cantiere fuori dalla Francia dove si sta costruendo un EPR, finora sono in costruzione solo le parti non nucleari (promesse alle imprese finlandesi) ed è un colosso francese – il gruppo Bougeys – che sta facendo la parte del leone. E la fa pure male, visto che ci sono stati due clamorosi blocchi dei lavori a causa delle saldature effettuate al di sotto degli standard di sicurezza: uno nell’agosto del 2008 e un altro lo scorso ottobre. "La propaganda di Enel sul nucleare continua, ma l’esperienza degli unici due EPR in costruzione in Finlandia e in Francia ha già ampiamente dimostrato che per questo tipo di impianti ritardi, problemi nella sicurezza e costi fuori controllo non sono un rischio, ma una regola" conclude Lepore.

lunedì 25 gennaio 2010

BioAperitivo al Fanfulla 101



Il Gruppo Locale di Roma di Greenpeace è lieto di invitarvi alBioaperitivo A Impatto Zero presso il Fanfulla 101.Per promuovere l’agricoltura sostenibile , la soluzione più sicura per la crisi alimentare e per affrontare i cambiamenti climatici. L'inizio della serata è previsto per le 20.Alle ore 21.30 ci sarà la proiezione del film "Terra Reloaded" - Le voci delle migliori menti del pianeta sul futuro che ci aspetta e su come affrontarlo, raccolte in un documentario realizzato da Beppe Grillo con il supporto di GreenpeaceSeimila milioni di milioni di milioni di tonnellate. Il peso della Terra.Numeri fantastici, quasi impronunciabili. Eppure il nostro è un piccolopianeta. Che ci ostiniamo a pensare infinito. Che trattiamo ognigiorno come un’eterna miniera. Beppe Grillo, da anni schierato indifesa della causa ambientale, nel suo dvd Terra reloaded, intervistai più autorevoli esperti mondiali in materia di economia ed energia,come Joseph Stglitz e Jeremy Rifkin, per scartare l’illusione dellascelta nucleare, perché un futuro pulito non sia solo uno slogan.a seguire Dj set.il Fanfulla è un circolo ARCI, è pertanto necessario fare la tessera per poter entrare. la tessera costa 5 euro, per chi entra entro le 21.00, 6 euro oltre quest'orario; vale un anno ed è utilizzabile in ogni sede o manifestazione ARCI e, inoltre, permette di usufruire di sconti alle mostre, ai musei e molto altro.Vi aspettiamo!

domenica 19 luglio 2009

Il nucleare conviene? Falso!



A oscillare violentemente non sono solo le quotazioni del petrolio. Per l’energia nucleare una sorpresa è venuta dal Canada. Aprendo le buste delle offerte per la costruzione a Darlington di due reattori ad acqua pesante da 1.200 megawatt si è scoperto che la proposta dell’AECL (Atomic Energy of Canada Limited) era 26 miliardi di dollari, 18 miliardi e mezzo di euro al cambio attuale. Troppo? Con la seconda busta, quella dell’Areva, il colosso atomico francese, è andata poco meglio: 23,6 miliardi di dollari per due Epr da 1.600 megawatt (ma con minori garanzie su possibili futuri extracosti). Siamo a un prezzo per chilowattora che è quasi tre volte quello su cui si è basato l’accordo per realizzare a Olkiluoto, in Finlandia, un reattore di terza generazione, la filiera che dovrebbe rilanciare il nucleare dopo la lunga stasi che ha visto 30 anni di blocco degli ordini negli Stati Uniti e una stagnazione nei paesi occidentali.Il progetto finlandese procede a rilento provocando dispute giudiziarie e un forte innalzamento dei costi e queste difficoltà sono alla base della decisione dell’Edf, l’ente elettrico francese, di chiedere un aumento del 20 per cento delle tariffe. Ora anche in Ontario è arrivato un alt. Alle tariffe proposte il nucleare viene giudicato poco conveniente dal governo canadese che riteneva di poter chiudere il contratto attorno ai 7 miliardi di dollari e si è ritrovato una richiesta tre volte e mezzo più alta. Il premier Dalton McGuinty si è consolato affermando: «Se non altro lo abbiamo scoperto per tempo».

Greenpeace in azione a Brindisi.



Serena, addetta stampa in azione, ha seguito l'occupazione della centrale di Brindisi. Ecco la sua testimonianza:
La centrale Federico II di Brindisi è un eco-mostro fatto di cisterne, tubi e carbone che scarica in un mare da sogno.Sono trascorsi già sette giorni dall’azione ma l’immagine dei bambini che fanno il bagno sotto l’ombra vigile della ciminiera e delle mamme che prendono il sole accanto all’acqua calda scaricata in mare dalla centrale non sbiadisce.È stato impressionante vederli giocare a due passi dall’impianto mentre gli operai entravano ed uscivano a pochi metri respirando un’aria densa di inquinamento.


Dalla ciminiera, a 200 metri di altezza, gli attivisti mi hanno raccontato che da lassù il panorama era incredibile.La centrale sovrasta la costa di Cerano, un paradiso naturale in cui Enel ha costruito il suo fortino più inquinante e le persone comuni, forse ignare, vivono respirando sostanze tossiche come polveri sottili, ossidi di azoto e zolfo.


Il contrasto tra la bellezza del Salento e lo squallore di un luogo come questo è stato fortissimo. Parlando con la gente che lavora nei pressi della centrale ho capito che per loro quella contro Enel è una battaglia persa. Un ragazzo mi ha raccontato che a Cerano le persone che si ammalano di tumore sono in crescita. Francesco, giornalista di una testata locale, mi ha descritto la situazione della sua città, del ricatto occupazionale di Enel sugli operai che lavorano respirando ‘aria nera’ otto ore al giorno pur di avere uno stipendio. Mi ha parlato della difficoltà di fare informazione, specialmente sul tema ambientale mentre Enel sponsorizza concerti all’interno dei suoi stabilimenti. Ed è proprio Francesco che mi ha descritto l’origine del nome Federico II, scelto forse dagli stessi bambini che ho visto sotto la centrale. Enel ha fatto battezzare lo stabilimento con un bando dedicato ai più piccoli. Mi sono venuti i brividi pensando che è proprio la centrale a minacciare il loro futuro.

A Brindisi i climber hanno scritto STUPID.

STUPID perché abbiamo perso una grande occasione per salvare il clima.
STUPID perché il carbone inquina.
STUPID perché Enel potrebbe investire di più nel rinnovabile.
STUPID perché l’ignoranza dilaga a causa di un’informazione viziosa.
Notizie che parlano di operai che protestano quando, in realtà, sono stati proprio loro a portarmi bottigliette d’acqua fresca mentre aspettavo fuori dalla centrale, sotto al sole cocente, che i leader del G8 trovassero una soluzione concreta ai problemi climatici.

sabato 18 luglio 2009

Piccoli passi



« L'umanità rischia un effetto a catena distruttivo: esaurimento di energia, di acqua potabile, di alimenti base per soddisfare consumismi alimentari errati. In Cina e in India è aumentato il consumo di carne, così come non si ferma in Occidente. I conti non tornano. Sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d'acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibili dai cereali. Tra un po' non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento. Dobbiamo fermarci ora. Primo passo: diventare vegetariani, o quasi. »
(citato in Corriere della sera, 20 maggio 2008, p.9)
Sull'argomento, si guarda anche alla relazione tra il consumo di carne dei nostri tempi e le forme di sfruttamento del cosiddetto Nord del mondo sul Sud del mondo e sull'ecosistema all'interno di una strategia di marketing che, a partire dal dopoguerra, ha teso a rappresentare la carne quale alimento irrinunciabile e, soprattutto, bandiera del ritrovato benessere economico. L'italiano medio è passato in quel periodo da un consumo annuo medio di 8 Kg di carne (immediato dopoguerra) a oltre 80 Kg (attuali). Il problema è riassunto dai ricercatori del Centro Nuovo Modello di Sviluppo: «Il nostro alto consumo di carne è ingiusto perché non è estendibile a tutti gli abitanti del pianeta, semplicemente perché non ci sarebbe abbastanza terra coltivabile». La produzione di carne richiede, nel suo processo, una superficie di terra coltivabile fino a sedici volte superiore a quanta ne è richiesta da legumi ed altri tipi di proteine vegetali. Questo significa che la produzione di 200 grammi di carne, ovvero un semplice secondo piatto per un italiano di medie condizioni economiche, richiede l'impiego di una quantità di terreno dalla quale si potrebbero ricavare due chili e mezzo tra cereali e legumi, l'equivalente di un pasto completo per una settimana. Di tutti i cereali prodotti nel mondo, oltre il 55% è destinata agli allevamenti e non direttamente all'alimentazione umana. A questo va aggiunto il fatto che la maggior parte dei vegetali usati per il mangime per animali vengono coltivati e preparati in Asia e America Latina, ovvero paesi più poveri, e non destinatari di quella produzione.

Essere vegetariani fa bene?



Da trent'anni a questa parte, periodicamente, si leggono sui giornali notizie circa il vantaggio dal punto di vista della salute che deriva dall'abbracciare una dieta di tipo vegetariano.
Queste notizie sono solitamente la trasposizione per l'opinione pubblica di risultati di studi scientifici compiuti in qualche università o istituto di ricerca che si è interrogato sulle conseguenze per l'essere umano di un'alimentazione priva di carne.
È di queste ultime settimane l'ennesima notizia che va in questo senso e cioè da uno studio, che si dice sia uno dei più completi mai eseguiti in materia, compiuto dai ricercatori del Cancer Research dell'Università di Oxford, pubblicato sul British Journal of Cancer il primo luglio 2009 e ripreso poi dal Guardian, si evince che la dieta vegetariana permette una riduzione del rischio di cancro (di qualsiasi tipo) del 12% e nel caso delle leucemie addirittura del 45%. Per arrivare a queste conclusioni questo studio ha analizzato lo stato di salute di 61.000 persone nel corso di 12 anni della loro esistenza. Il pesce (e qui non si capisce bene perché i media abbiano strillato alle gioie del vegetarianesimo tout court senza fare questa precisazione) è stato considerato all'interno dell'alimentazione “sana” insieme a frutta e verdura.
La dieta vegetariana riduce moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticoOvviamente anche questo studio, per parola di uno dei suoi autori, la dottoressa Naomi Allen, afferma di essere insufficiente. Servono infatti a suo dire ulteriori ricerche che confermino la salubrità di questa dieta e a tal fine l'indagine, che fa parte di un progetto di ricerca internazionale molto ampio che si chiama “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”, proseguirà sia a Oxford sia in altri centri di ricerca sul cancro.
“Servono altri dati” è un mantra della medicina ufficiale che si applica solitamente a ipotesi che potremmo definire “altre”: omeopatia, vegetarianesimo, medicina ortomolecolare, fitoterapia ecc. Non si applica, invece, ai farmaci di pronta approvazione nonostante il brevissimo periodo di sperimentazione o ai vaccini studiati su qualche migliaio di individui e per pochissimi mesi o anni (senza quindi la possibilità di verificarne concreti effetti collaterali nel lungo periodo).
Eppure notizie di studi scientifici di rilievo a conferma dei vantaggi della dieta vegetariana le abbiamo già da decenni. Basti ricordare su tutti che nel 1988 la più importante associazione scientifica statunitense sull'alimentazione, l'American Dietetic Association, ha pubblicato una raccolta di dati scientifici dal titolo “Position of the American Dietetic Association 'Vegetarian Diets' - Technical Support Paper” (Ada Reports, vol. 88, 1988, pp. 352-355) in cui vengono evidenziate positivamente le relazioni tra dieta vegetariana e riduzione di rischio per moltissime patologie croniche (e non solo il cancro!) tra cui: aterosclerosi, obesità, coronaropatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticolosi intestinale. Che proprio poca cosa non è.
Una bibliografia veramente imponente suddivisa per patologie e correlazione con la dieta vegetariana si trova nel sito della Società Scientifica di Nutrizione vegetariana. Solo scorrendo l'indice di questi studi balza chiaramente agli occhi la linearità del dato: vegetariano è meglio. E sotto moltissimi punti di vista. Allora, per qualsiasi essere dotato di una dose normale di intelligenza, la domanda sorge spontanea: perché non ci sono prese di posizione delle istituzioni mediche e scientifiche (e politiche!) ufficiali a favore di una dieta di questo tipo che viene, invece, spesso additata come fonte di carenze, malattie, estremismo ecologista ecc.?
Ma se un farmaco dovesse conseguire questi stessi risultati di quelli veicolati con l'ultimo studio di cui si è detto (statisticamente sono risultati molto rilevanti) non accadrebbe qualcosa di completamente diverso? Per avere un'idea, si pensi che un nuovo chemioterapico utilizzato in oncologia che determina un aumento della durata della vita del paziente (con quale qualità si può immaginare) di qualche mese viene sbandierato dal marketing farmaceutico come un farmaco rivoluzionario...
Abbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi caricoLa questione di fondo è dunque probabilmente di tipo culturale nonché economico. Abbandonare la trippa o l'anatra all'arancia costituisce una “sofferenza” di cui non tutti sono in grado di farsi carico. Per altro verso, brevettare mele e insalata in funzione anticancro non è al momento possibile e l'industria farmaceutica e l'indotto istituzionale medico-sanitario non hanno alcun interesse nel sostenere questa posizione.
Due quindi i percorsi attuabili: lasciare Big Pharma al suo destino senza il nostro sostegno così come si fa in natura con squali e barracuda e pensare alla sofferenza degli altri esseri viventi (animali) nonché alla nostra futura in caso di scelte scorrette. E se è vero e risaputo che in un certo senso la realtà è molto complessa e tutto poi è sempre “relativo” per cui non è dato di sapere che incidenza avranno determinate scelte di vita sul proprio destino, perlomeno possiamo però agire nel limite di quelle che sono le informazioni che abbiamo e il “sentire” che ci coglie. La consapevolezza di aver fatto il possibile e avere la coscienza a posto non è un requisito da poco per un'esistenza più serena. Comunque vada, da un punto di vista matematico, la sofferenza risultante complessiva sarà ridotta.

Greenpeace: Mediterraneo, mare d'inferno



Roma, Italia — Il Mediterraneo sta cambiando a causa del riscaldamento del clima. Il rapporto “Un Mare d’Inferno” raccoglie i risultati di anni di ricerche scientifiche che lo dimostrano inequivocabilmente. Soluzioni: ridurre immediatamente, e poi azzerare, le emissioni di gas serra e irrobustire i nostri ecosistemi per evitarne il collasso.
Con una bibliografia di quasi trenta pubblicazioni scientifiche, lo scopo del rapporto è di mettere a disposizione di tutti, con un linguaggio semplice e chiaro, le “prove” di un fatto ormai ben noto agli scienziati: il cambiamento climatico è già tra noi. Dobbiamo intervenire con urgenza per arrestare una deriva che rischia di essere incontrollata e irreversibile.
L’aumento delle temperature, le variazioni delle precipitazioni e quindi degli apporti di nutrienti dei fiumi, così come le possibili modifiche alle correnti – tutti effetti dei cambiamenti climatici - sono stati variamente correlati, insieme alla pesca eccessiva, alla diminuzione delle popolazioni di specie ittiche di importanza commerciale. Per esempio i piccoli pelagici, come le acciughe.
Lo stress causato da periodi relativamente lunghi di elevate temperature ha prodotto mortalità in massa di vari organismi, come molte specie di spugne, coralli (compreso il corallo rosso) e gorgonie.
Aggregati di mucillagini sono sempre più frequenti sia nel Tirreno che in Adriatico. L’effetto di soffocamento dei fondali di questa “copertura mucillaginosa” può essere grave. Tra l’altro, le mucillagini possono ostacolare anche le attività della piccola pesca costiera intasando le reti.
Un altro fenomeno a cui stiamo assistendo è una sorta di “sostituzione” più o meno rapida della fauna e della flora marina. Le specie “tradizionalmente” presenti sono sostituite con altre che tollerano meglio il caldo. Molto più preoccupanti sono le “invasioni biologiche” di specie che fino a pochi anni fa erano totalmente sconosciute nel Mediterraneo insieme alle “invasioni di alghe assassine” (Caulerpa taxifolia e Caulerpa Racemosa).
“Un Mare d’Inferno” evidenzia come il cambiamento climatico non agisce in isolamento, ma insieme a troppi altri fattori di degrado: inquinamento, distruzione delle coste, pesca eccessiva e distruttiva. E’ necessario gestire meglio le attività umane che operano sul mare, utilizzando uno degli strumenti più utili: le riserve marine.
Dobbiamo mettere al sicuro grandi aree di mare per garantire il funzionamento dell’ecosistema. Un mare in salute potrà resistere meglio allo stress imposto dal riscaldamentoglobale, mentre un mare malato non ce la farà.
Per questo abbiamo presentato una proposta per una Rete di Riserve Marine che copra il 40% del Mediterraneo, lungo le coste e in altura per proteggere specie ed habitat costieri e marini. La realizzazione di questa rete, al 2012, è stata decisa dalla Convenzione di Barcellona - il principale Accordo Internazionale per la protezione del Mediterraneo - con la Dichiarazione di Almeria, adottata nel gennaio 2008.

mercoledì 15 luglio 2009

Regione Lombardia: si al "piano casa"



Via libera del Consiglio regionale della Lombardia al piano casa. L'approvazione e' avvenuta ieri a maggioranza, con il voto contrario dell'opposizione e dei Verdi, che hanno cercato di modificare le "parti più odiosamente cementificatorie del provvedimento" presentando un centinaio di emendamenti, di merito e ostruzionistici. Le nuove norme si applicheranno a partire dal prossimo 16 ottobre e saranno in vigore per 18 mesi.
"Formigoni e la sua maggioranza si sono dimostrati totalmente sordi di fronte alle richieste dell'opposizione", ha detto Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, che ha cercato fino all'ultimo voto di modificare le parti più negative del Piano casa.
Il provvedimento "aprirà le porte alla cementificazione anche nei centri storici e nei parchi", una possibilità esclusa persino dal governo Berlusconi, fa notare Monguzzi, nell'accordo finale raggiunto nell'ambito della Conferenza Stato regioni. Gli ampliamenti residenziali, commerciali e industriali, fa notare il consigliere, "non saranno fatti con petali di rose ma con il cemento". Tra gli aspetti negativi i Verdi fanno notare che la legge consentirà ampliamenti in zone già densamente abitate, "aumenti di volumetrie spropositati" che peggioreranno ad esempio servizi fognari, traffico e inquinamento. Un liberi tutti "che passerà inoltre sopra le teste dei comuni, che non avranno strumenti per controllare il rispetto delle norme e inoltre perderanno parecchie risorse economiche sui cambi di destinazione d'uso degli edifici"."Ancora una volta - dice Monguzzi - abbiamo assistito all'inconsistenza innovativa di Formigoni e del centrodestra lombardo, incapaci di rispondere alla crisi con strumenti nuovi capaci di fare bene all'ambiente, imponendo obiettivi ambiziosi di efficienza energetica ad esempio, e alle tasche dei cittadini, anche e soprattutto di quelli che non hanno soldi per costruirsi una stanza in più perché fanno già fatica a pagare il mutuo e ad arrivare a fine mese".

Video Greenpeace: il G8 ha fallito!

martedì 14 luglio 2009

Rifkin: Ridicolo accordo del G8



ROMA - "Per mettere d'accordo tutti hanno deciso di andare alla velocità del più lento: così è facile raggiungere un'intesa". Jeremy Rifkin risponde al telefono da Montecarlo, in una pausa dell'incontro con il principe di Monaco che vuole varare un piano per frenare i gas serra. E il giudizio del presidente della Foundation on Economic Trends sul risultato del G8 è secco: "Un accordo ridicolo". Eppure è stato fissato il tetto di 2 gradi all'aumento di temperatura del pianeta: finora gli Stati non avevano dato un'indicazione così precisa. "D'accordo, ma cosa si deve fare per non superare i 2 gradi? Non basta esprimere un pio desiderio, bisogna prima di tutto capire a che livello di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera corrisponde un aumento di 2 gradi e poi organizzare un sistema energetico coerente". L'Ipcc ritiene che, per restare entro un aumento di 2 gradi, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera non debba superare le 400 - 450 parti per milione. "L'Ipcc è molto cauta e i suoi precedenti rapporti, spesso definiti allarmisti, sono stati superati dai fatti: l'accelerazione del disordine climatico è stata più drammatica di quella prevista. Jim Hansen, uno dei più accreditati climatologi, dopo aver studiato le carote di ghiaccio che raccontano il passaggio da un'era glaciale a una interglaciale, offre un quadro della situazione molto diverso: quando in passato si è mantenuta per un certo periodo una concentrazione di 450 parti per milione di anidride carbonica l'effetto è stato un balzo della temperatura di 6 gradi, non di 2. E un rapido aumento di 6 gradi non è compatibile con il mantenimento della società umana così come noi la conosciamo".
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Secondo Jim Hansen l'obiettivo è portare la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera a 350 parti per milione, cioè ridurla rispetto al presente portandola più vicina a quota 280, il livello preindustriale. Questo vorrebbe dire attuare una politica di tagli drastici e immediati che molti considerano incompatibili con lo sviluppo economico. "Io credo che sia vero l'opposto: l'errore sta nel pensare solo ai tagli delle emissioni che invece dovrebbero essere un effetto secondario di politiche virtuose capaci di rilanciare l'economia, altro che affossarla. Per uscire dalla tre crisi che ci soffocano, quella economica, quella energetica e quella ambientale, non possiamo limitarci a magiare un po' meno della vecchia minestra inquinante: dobbiamo lanciare la terza rivoluzione industriale pensando in positivo, cioè fissando traguardi sulle industrie da rilanciare. Non bisogna dire ai vari paesi quante emissioni tagliare, ma quanti impianti puliti costruire". Più industrie e meno emissioni? "Esattamente. La terza rivoluzione industriale è quella che permette uno sviluppo economico che si concilia perfettamente con la riduzione delle emissioni. Ad esempio con le smart grid, con l'energia diffusa e decentrata, ogni casa sfruttando il sole può diventare una vera e propria piccola centrale di produzione di elettricità e calore. Se adottassimo questo modello il settore delle costruzioni, che oggi è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, potrebbe diventare parte della soluzione al problema". Le case come elemento trainante del nuovo modello energetico? "Uno dei quattro pilastri. Il primo è costituito dalle energie rinnovabili. Il secondo è rappresentato dagli edifici sostenibili. Il terzo dalle tecnologie basate sull'idrogeno che serve a immagazzinare l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Il quarto pilastro dalle reti intelligenti per distribuire l'energia secondo il modello del web".

Terra Nuova: 5 proposte dal basso.



Dalla Conferenza Stampa tenuta a L'Aquila presso la Piazza 3e32 di via Strinella il 10 luglio 2009 sono emerse 5 proposte, elaborate da organizzazioni indigene, società civile, movimenti sociali e contadini per affrontare le crisi legate a cambi climatici, povertà, ambiente e migrazioni.
Riportiamo il comunicato:
"Nell’incontro di Coppito l’umanità, i popoli, i diritti, la giustizia e la Terra sono stati i grandi assenti. Denunciamo la totale incapacità di tutti i governi presenti al G8 dell’Aquila di affrontare le crisi. Denunciamo la perdita di ogni principio di democrazia e partecipazione, che dovrebbe essere alla base di ogni decisione in un momento così drammatico per tutti e tutte.
Davanti a minacce non più future ma ormai presenti, come la distruzione della natura, la povertà e la fame, i cambiamenti climatici, le migrazioni ambientali, i conflitti sociali ed economici, la disoccupazione e la precarizzazione della vita, la distruzione dei beni comuni non rinnovabili come l’acqua e la biodiversità, le politiche messe in campo dai governi incontratisi a Coppito si risolvono in inutili quanto imbarazzanti e sterili dichiarazioni d’intenti.
Qualora ci fossero ancora degli scettici, quanto avvenuto qui all’Aquila durante questi incontri dimostra una volta di più il fallimento dell’attuale governance mondiale e la sua incapacità e mancanza di volontà nell’affrontare e risolvere la crisi che questo sistema economico ha provocato. Denunciamo come tutte le promesse di benessere e sviluppo sbandierate attraverso le politiche e le scelte fatte dalle grandi istituzioni internazionali commerciali e finanziarie insieme ai governi del G8 si siano tradotte in un gigantesco e immane fallimento del quale sono i popoli e la natura a farne le spese. Promesse e politiche che hanno arricchito poche imprese ed impoverito miliardi di esseri umani. Promesse e politiche che hanno elevato il profitto ad unica ed intoccabile stella polare a discapito dei diritti umani e dei diritti della natura.
Risolvere le crisi implicherebbe non solo avere buon senso e buona volontà ma soprattutto rinunciare all’arroganza di un modello economico e sociale sempre più razzista, escludente, dannoso ed insostenibile per tutti i viventi e per lo stesso pianeta Terra.
Chiediamo all’opinione pubblica internazionale di discutere e prendere in considerazione alcune semplici e concrete proposte che le centinaia di milioni di persone, non rappresentate a Coppito, in tutto il mondo stanno discutendo e portando avanti per affrontare la crisi e ritornare TUTTI GIU’ PER TERRA :
1) Il riconoscimento dell’acqua come diritto umano inalienabile ed universale e non come merce;
2) L’istituzione della Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’ambiente;
3) L’uscita dal WTO delle politiche agricole ed idriche;
4) La fine delle produzioni di biocombustibili e dell’agrobusiness;
5) Il riconoscimento del debito ecologico del nord del mondo nei confronti del sud del mondo.

Non c’è più tempo per rimanere sulla Luna. Noi che siamo sulla Terra vogliamo costruire un presente capace di sostenere il futuro.
Tra le organizzazioni che promuovono tali proposte come risposta alle crisi e alternativa concreta alla distruzione del pianeta: Via Campesina, CAOI (Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene), Oilwatch (Osservatorio Internazionale sulle Estrazioni Petrolifere), National Alliance of People Movement (india).

Forum Ambientalista: petizione antinucleare.



Mentre appare sempre più evidente che il modello economico attuale è in crisi e la crisi ambientale è diretta conseguenza di questo stesso modello, il governo propone di rilanciare il nucleare in Italia, proprio mentre altri paesi in Europa si sono impegnati ad uscirne, come la Svezia e la Germania.
Il governo prevede la realizzazione di centrali nucleari per produrre il 25% di energia elettrica, con una spesa superiore ai 40 miliardi di euro.
Siamo contrari al nucleare perché:
questo programma ha come unico scopo quello di rispondere alle pressioni dei grandi gruppi energetici e che, prosciugando tutte le risorse finanziarie, annullerebbe qualsiasi possibile innovazione verso un sistema energetico basato su efficienza e fonti rinnovabili.

non è stato risolto nessuno dei gravi problemi che accompagnano questo tipo di produzione di energia elettrica: le scorie della passata avventura nucleare del nostro paese, bocciata dai referendum del 1987, sono ancora nei siti d’origine senza un’adeguata sicurezza; nel mondo nessun sito finora studiato è in grado di garantire il confinamento sicuro per scorie che continuano ad emettere radioattività per diverse migliaia di anni; le centrali nucleari nel mondo forniscono appena il 6,5% dell’energia e l’uranio esistente garantirebbe quantità minime del fabbisogno energetico.

è sempre servito a favorire lo sviluppo delle armi nucleari che riteniamo vadano messe al bando da parte di ogni paese, in ogni parte del mondo.
Siamo a favore di:
indirizzare le risorse nazionali verso un sistema economico e industriale improntato alla massima efficienza e quindi alla riduzione consistente del fabbisogno di fonti fossili, meno 20% entro il 2020, così come deciso dalla Unione Europea.

puntare a livelli di produzione energetica da fonti rinnovabili ben superiori al 20% entro il 2020, come stabilito dalla UE.

ridurre le emissioni di CO2 del 20% rispetto il 1990, così come indicato dalla UE, in piena sicurezza, invertendo la rotta del governo, favorendo una innovazione del sistema produttivo, non più basato sulla crescita infinita, ma sull’innovazione dei processi e dei prodotti.

La crisi economica che ci attanaglia, ci impone il superamento del modello basato su fonti fossili e fissili e sullo spreco di risorse.
Superiamo ogni sistema di combustione, dannoso alla salute e all’atmosfera; rifiutiamo l’avventura nucleare; rifiutiamo i megainceneritori e rigassificatori.
Il Sole è la più grande centrale energetica del sistema, situata ad una distanza tale da garantirci ogni sicurezza. Usiamolo!

Il G8 ha deluso... per l'ennesima volta.



“Mentre Greenpeace sta dimostrando cosa significa agire per difendere il clima, l’inazione del G8 ha portato il mondo un passo ancora più vicino a cambiamenti climatici catastrofici”, è il messaggio di Simona Fausto, attivista di Greenpeace, dall’alto della ciminiera di Brindisi, in una delle cinque centrali nelle quali siamo stati in azione in questi giorni. “I governi del G8 stanno nascondendo la loro mancanza di leadership dietro parole vuote e gesti vani. Invitiamo le persone di tutto il mondo a intraprendere ogni azione pacifica per domandare ai propri governi di stabilire obiettivi chiari di taglio alle emissioni di gas serra prima che il trattato sul clima sia negoziato in dicembre”.
I leader del G8 hanno rinviato l’azione sul clima alle future generazioni. E hanno abbandonato le popolazioni più vulnerabili agli effetti, sempre più devastanti, dei cambiamenti climatici. “I governi delle nazioni più ricche hanno avuto un’opportunità storica ma l’hanno sprecata”, commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, dall’Aquila, “fallendo nello stabilire obiettivi di medio termine (2020, ndr) e rinviando al G20 la discussione sugli investimenti che serviranno alle nazioni in via di sviluppo per combattere i cambiamenti climatici. Oggi, i capi di governo del G8 hanno mostrato a tutti di essere dei semplici politici che parlano e non dei leader che prendono le azioni necessarie per il pianeta”.“Il G8 ha abdicato, in modo disgustoso, dalle proprie responsabilità”, continua Onufrio: “Invece di affrontare i cambiamenti climatici e di salvare le nazioni più vulnerabili del pianeta, a partire da quelle dell’Africa, dagli impatti devastanti già in atto, hanno rinviato questa responsabilità a i governi futuri e alle prossime generazioni. La loro eredità e, cosa più importante, il nostro futuro sono ora sospesi sul filo”.Sebbene abbiano finalmente ammesso che l’aumento della temperatura media del pianeta dovrà essere contenuto sotto i 2 gradi, il G8 non ha indicato come raggiungere questo obiettivo. “Quando le Nazioni Unite terranno una sessione sui cambiamenti climatici, il prossimo 22 settembre, questi capi di governo dovranno essere pronti: il tempo per l’azione è ora”, conclude Onufrio.

Pannelli solari nel Sahara



Roma - Decollerà a novembre il progetto che prevede di tappezzare il deserto del Sahara di pannelli solari in grado di fornire, a regime, potenzialmente il 15% del fabbisogno elettrico europeo.
L'ambiziosa iniziativa made in Europe, dal nome Desertec, prenderà il via a fine anno con la costituzione di una societa' che ne pianifichi progetto, finanziamenti e realizzazione. Nel corso della prima riunione dei 12 soci fondatori, tenuta a Monaco di Baviera, e' stato firmato un memorandum d'intesa per la formazione della Desertec Industrial Initiative (DII) entro il 31 ottobre prossimo ed e' stato annunciato che il piano d'investimenti verra' messo a punto entro il 2012.
Il progetto, stimato in 400 miliardi di euro, prevede la 'cattura' dei raggi solari nelle aree desertiche del Nord Africa e del Medio Oriente e la loro conseguente trasformazione in energia elettrica da inviare alle reti dei paesi europei.
In questo modo, il consorzio punta a soddisfare il 15% del fabbisogno di energia in Europa entro il 2050. I soci fondatori dell'iniziativa includono la Munich Re, la Siemens, la E.On, la Rwe e la Deutsche Bank.
Soddisfatta dell'accordo Greenpeace, che secondo l'organizzazione ambientalista ha le carte per diventare un modello per l'utilizzo di centrali elio-elettriche nelle numerose regioni desertiche del pianeta. ''I gruppi energetici, gli istituti finanziari ed i costruttori di impianti possono trasformare lo sfruttamento dell'energia dei deserti in un esempio da imitare'', ha sottolineato in un comunicato Andree Boehling, esperto di energia di Greenpeace.
''Questo vale anche per i paesi emergenti come Cina e India, dove ancora oggi si punta sulle centrali elettriche a carbone'', ha aggiunto. ''Agli annunci, pero', devono seguire presto i fatti'', ha osservato Boehling, esortando le aziende a perseguire lo scopo con determinazione nonche' a considerare Desertec un'alternativa alle fonti energetiche nocive per l'ambiente.
Greenpeace chiede al governo tedesco di contribuire all'ambizioso progetto, per ora tutto tedesco, attraverso finanziamenti al settore, sussidi alla ricerca e norme chiare che favoriscano un nuovo corso energetico per la Germania.

lunedì 13 luglio 2009

Greenpeace against G8

Greenpeace: volantino antinucleare.



Il reattore nucleare di terza generazione ad acqua pressurizzata, di produzione francese, noto come EPR (European Pressurized Reactor) è il più grande mai realizzato nella storia, con una potenza di oltre 1600 MW. Gli EPR differiscono poco dai reattori di II generazione ma la loro maggior sicurezza è tutta da dimostrare, inoltre utilizzando Uranio e Plutonio come combustibili, generano scorie ad alta radioattività. Ancora nessun EPR è in funzione ma già vari problemi sono stati riscontrati in fase di costruzione nelle nuove centrali di Olkiluoto in Finlandia e a Flamanville in Francia. A Olkiluoto, l’Autorità finlandese per la Sicurezza Nucleare, fino all’ottobre 2007, aveva segnalato ben 1.500 casi di non-conformità rispetto agli standard di sicurezza, gran parte delle quali non corretti per ragioni di tempo o economiche. Tra queste, le fondamenta di cemento armato del reattore gettate in modo scorretto che hanno causato delle fratture alla struttura, oltre a un quarto delle saldature della parte in acciaio del guscio di contenimento difettose. Il cantiere di Olkiluoto, alla fine del 2007, aveva già accumulato 30 mesi di ritardo sui 48 previsti. I costi sono lievitati dai 3,2 miliardi previsti a oltre 5 e potrebbero crescere ancora. È risultato, poi, che gli appalti dei lavori per la costruzione delle nuove centrali erano stati affidati a società prive delle necessarie competenze. La nuova generazione nucleare, nonostante la propaganda, non è in grado di garantire nessuna sicurezza.



Il nucleare conviene: vero o falso?
Quando si parla di convenienza del nucleare, ci si riferisce al solo costo del combustibile impiegato, che è più basso rispetto alle altre fonti di energia. Il costo finale dell’elettricità dipende, però, anche da altri fattori quali l’investimento iniziale per la realizzazione dell’impianto, la manutenzione, lo smaltimento dei materiali residui. Nel nucleare, il costo maggiore è rappresentato dalla realizzazione dell’impianto, un ingente investimento che può essere recuperato solo dopo 15-20 anni di attività. I costi di costruzione di una centrale nucleare oltre ad essere i più alti, rispetto a quelli di centrali di altro tipo, tendono a lievitare durante la costruzione, rendendo non più così conveniente la produzione di energia. Negli Stati Uniti, secondo le stime ufficiali, per la gran parte dei reattori costruiti, i costi effettivi hanno superato tre volte le stime iniziali. Lo stesso sta succedendo per l’EPR in costruzione in Finlandia. Il più grande gruppo energetico tedesco, E-On, afferma che un nuovo EPR può arrivare a costare "fino a 6 miliardi di euro", esclusi i costi di smantellamento. Ancora maggiori sono le cifre di cui si parla negli USA, dove il Congresso ha introdotto, nel 2005, incentivi pubblici per oltre 18 miliardi di dollari per convincere gli investitori privati a tornare al nucleare ed evitare il crollo del settore. Tutto ciò accade mentre Enel dichiara alla stampa che l’Italia costruirà le sue nuove centrali con 3-3,5 miliardi di euro l’una, un’affermazione del tutto incoerente rispetto a quelle che circolano in altri paesi. Ma di queste informazioni, necessarie per un dibattito democratico, e una reale tutela del cittadino, non vi è traccia, così come nessuna voce alternativa trova spazio per esprimersi.
L’impossibile gestione di lungo termine delle scorie nucleari.
Ogni impianto nucleare produce un quantitativo di scorie e gran parte della centrale stessa, a fine vita, diventa una scoria da conservare per tempi lunghissimi. Nessun Paese, compresa l’Italia, dopo 60 anni di storia del nucleare, ha ancora trovato la soluzione per la gestione di lungo termine delle scorie. Si tratta di controllare per 2-3 secoli quelle a vita media e per decine di migliaia di anni quelle a vita più lunga. Chi potrà garantire questo processo nel tempo? Oltre a rappresentare un costo rilevante e poco calcolabile, la gestione di lungo termine delle scorie è un’eredità velenosa che lasciamo alle generazioni future.



La vera energia pulita.
Visto che il nucleare ha attualmente basse emissioni di gas a effetto serra, i suoi sostenitori lo presentano come l’unica alternativa credibile e realistica ai combustibili fossili. In realtà, il nucleare è una falsa soluzione al contenimento delle emissioni di CO2: i reattori presenti nel mondo forniscono solo una quota inferiore al 6,5 % dell’energia consumata dal pianeta, e due terzi di quest’energia è persa nell’ambiente come calore di scarto. Raddoppiare il numero degli impianti per diminuire le emissioni è impensabile perché vorrebbe dire inaugurare una centrale ogni due settimane, con costi di investimento inaffrontabili. A tutto ciò va aggiunto che le risorse di Uranio, "ragionevolmente sicure", sono pari a circa 3,3 milioni di tonnellate. Agli attuali livelli di consumo, questo può garantire il funzionamento delle centrali nucleari 50 anni, comunque non oltre 70 anni, se si considerano anche le riserve "stimate". Costruire nuovi impianti significherebbe dimezzare la disponibilità di Uranio da 70 a 35 anni. Basta pensare che gli impianti di terza generazione, gli EPR sono progettati per durarne 60 per comprendere che non è una soluzione definitiva.
Attraverso il Rapporto "Energy [R]evolution" presentato nel 2007, Greenpeace ha dimostrato come il crescente fabbisogno mondiale di energia può essere soddisfatto da fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica, facendo a meno del nucleare già nel 2030. Mentre il programma nucleare del Governo vale 50 miliardi di kilowattora all’anno, la combinazione di energie rinnovabili ed efficienza garantisce circa 150 miliardi di kilowattora all’anno, praticamente il triplo. Si tratta di una vera rivoluzione, ma alla portata di tutti, sostenibile ed economica. E, soprattutto, non compromette il futuro delle prossime generazioni a cui non saranno lasciate scorie in eredità. Scarica adesso il rapporto e scopri che le alternative alla crisi energetica esistono e sono tutte diverse dal nucleare.


Volantino informativo in caso di emergenza nucleare.

domenica 12 luglio 2009

Critical Mass



Critical Mass è un evento internazionale che si tiene in più di 400 città del mondo, avviene ogni ultimo venerdì del mese quando i ciclisti, spontaneamente, vanno in massa a percorrere le strade delle loro città normalmente occupate dalle automobili.Critical Mass si concentra sul diritto di utilizzare le strade in modo altro che non semplici luoghi dove far circolare ed ammassare le automobili. Punta anche l’attenzione sul deteriorarsi della qualità della vita, a partire dai livelli di inquinamento dell’aria e dell’inquinamento acustico, che i mezzi a motore creano nelle città.
Critical Mass avviene in molte città del mondo ed è sempre diversa stante le differenze del numero dei partecipanti da una città all’altra, le leggi sul traffico e la risposta della polizia e degli automobilisti.
Critical Mass è un’idea, un evento, un’attitudine… non ha leader, non ha un’organizzazione… semplicemente Critical Mass è fatta da chi partecipa alla pedalata, non c’è un volantino da dare, ma ognuno/a cerca di produrre il proprio da distribuire lungo il percorso, improvvisato e mai prestabilito, della CM.
Per notizie sulle Critical Mass di tutto il mondo consulta World Wide Critical Mass Hub che prova ad essere la risorsa più aggiornata riguardo al movimento ed anche How to Start a Critical Mass Ride per chi vuole capire come iniziare nella propria città.


Ci si incontra in una piazza ad una data ed un’ora predeterminate (a Roma l’appuntamento è a Piramide alle 18 l’ultimo venerdì del mese) e si decide lì per lì, durante la pedalata, dove andare.Si parte pedalando tranquillamente in mezzo alla strada costringendo le macchine ad andare alla nostra velocità, 10 ciclisti/e affiancati bastano per coprire la larghezza della strada.Per evitare problemi con la polizia non ci sono organizzatori ufficiali nè percorsi pianificati.CM funziona perchè non è la classica manifestazione anti-questo o anti-quello, ma una dimostrazione attiva e immediata di come la città è più vivibile se rinunciamo alla dipendenza dalla Cultura del’Auto.Massa Critica è molto più divertente che non marciare in fila ripetendo slogan dopo slogan.


Critical Mass è un incontro casuale di ciclisti in un luogo concordato, non esiste un percorso stabilito, non esistono leader, non esistono regole, ma per una migliore riuscita dell’evento abbiamo individuato una serie di comportamenti che permettono alla Massa Critica di ottenere il massimo di visibilità e di attenzione, di creare consenso e di evitare incidenti di qualsiasi tipo.Si tratta di semplici indicazioni sempre suscettibili a critica e revisione.
La Critical Mass è aperta a tutti: non solo ai ciclisti. Sono benvenuti pattinatori, skaters, monopattini, pedoni…Il percoso di massima viene definito in mailing-list e durante la riunione informale prima della partenza. Variazioni possono essere apportate dal gruppo di testa per ragioni di viabilità o di psicogeografia. Il gruppo di testa è sempre estemporaneo e cambia continuamente durante il percorso: se si hanno idee di percorso si propongono durante il tragitto.
In linea di massima si evita di insistere troppo su strade ad alta viabilità (es. Lungotevere) e si prevedono anche passaggi all’interno di isole pedonali.
Si mantiene un comportamento corretto con gli automobilisti: si spiegano le motivazioni (magari con flyer o volantini) e si usa l’ironia. Se un automobilista è particolarmente iroso si evitano ulteriori discussioni e lo si lascia passare in sicurezza. Il nostro nemico sono le automobili e non gli automobilisti.
Il gruppo si mantiene il più possibile compatto: chi è davanti ricordi che non tutti i partecipanti sono ciclisti professionisti, chi è dietro cerchi sempre di ricucire le “fughe”. La compattezza del gruppo rende chiara l’iniziativa e l’inutilità del sorpasso di un singolo ciclista.
Si cerca di rispettare la segnaletica stradale, ma non a prezzo di spezzare il gruppo.
Si lasciano sempre passare i mezzi di soccorso con le sirene accese.
Non si invadono le corsi preferenziali riservate ai mezzi pubblici.
Si cerca sempre di lasciar passare gli autobus e di essere comprensivi con i taxi. La vivibilità delle città passa per un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici che quindi non vanno penalizzati.
In caso di incidente stradale si evitano assembramenti. Restano sul posto il ciclista colpito e un paio di testimoni per la constatazione dei danni e l’eventuale ricorso ai vigili urbani. Il gruppo aspetta il tempo necessario per capire l’evolversi della situazione accostando poco più avanti. Solo se è chiaro ed evidente che non ci saranno problemi ulteriori per il ciclista incidentato si riprende la corsa, lasciando sul posto il ciclista e i testimoni…
In caso di problemi con la polizia si resta in “massa” evitando inizative personali.
La CM è colorata: l’uso di cartelli, maschere, palloncini, campanelli, strumenti musicali, fumogeni, dischi volanti e quant’altro è altamente consigliato.
Non esistono volantini ufficiali. L’unico volantino ufficiale è quello che puoi fare tu…

Un'alternativa al nucleare: il Sole



ECONOMICO? SICURO? CONVENIENTE? Il NUCLEARE NON E' NULLA DI TUTTO QUESTO.

Il nucleare non garantirebbe all’Italia l’autonomia energetica, poiché si basa su una risorsa scarsa: l’uranio. La maggior parte dell’uranio – indispensabile per la fissione – si trova infatti in Canada, Russia, Nigeria, Namibia, Stati Uniti e Australia: l’Italia dovrebbe comunque importarlo.Inoltre le riserve esistenti di uranio ci darebbero un’autonomia non superiore ai 60 anni. Sarebbe questa la soluzione?
Il nucleare non è più economico delle altre forme di produzione dell’energia: nei costi per kwh vanno infatti inseriti i costi per lo smaltimento delle scorie e soprattutto i costi di smantellamento delle centrali al termine del loro ciclo produttivo. Senza contare i costi relativi ad eventuali malfunzionamenti e alla militarizzazione dell’area dove sorge l’impianto: una centrale nucleare è infatti un obiettivo sensibile.
Il nucleare espone il territorio a rischi gravissimi in caso di incidente, in modo particolare nel caso di un paese sismico come l’Italia. Il nucleare cosiddetto “sicuro” sarà forse disponibile nel 2030. Per non parlare dell’impossibilità di avere standard di evacuazione davvero sicuri in un paese - come l’Italia – che ha zone ad altissima densità abitativa.
Inoltre, non esiste un modo sperimentato di smaltire le scorie nucleari: alcuni isotopi dell’uranio restano radioattivi per centinaia di migliaia di anni.


UN'ALTERNATIVA: IL SOLE.


L’ENERGIA SOLARE E’ ABBONDANTE:
Ogni giorno la Terra riceve dal Sole una quantità di energia 30 volte superiore a quella consumata da tutta la popolazione mondiale in un intero anno.Per fare un esempio, una famiglia italiana di quattro persone potrebbe produrre metà dell’acqua calda che usa per un intero anno con un solo pannello solare di 3 mq.
L’ENERGIA SOLARE E’ DIFFUSA:
Ogni casa o palazzo può dotarsi di pannelli solari e produrre la propria energia. Ma questa energia è anche condivisibile: gli impianti solari connessi in rete, infatti, permettono di “esportare” l’energia prodotta in eccesso ed “importare” energia dalla rete quando se ne ha più bisogno.
L’ENERGIA SOLARE E’ PULITA:
Il suo impatto ambientale – specialmente se paragonato a quello delle fonti non rinnovabili – è trascurabile.


Non vanno trascurate l'energie eolica e idroelettrica, dato che l'Italia è bagnata per tre quarti dal mare ed è attraversata da molti venti...

sabato 11 luglio 2009

Io non voglio questo...

Verdi e Legambiente contro il DDL



Il centrodestra approva in Senato la legge che riporta il nucleare in Italia. Francescato: "Mentre il G8 discute di tagli ai gas serra, Berlusconi affossa rinnovabili e risparmio energetico". Protesta LegambienteRoma - Via libera in Senato al ddl sviluppo che segna il ritorno dell'Italia al nucleare. Il provvedimento, in quarta lettura, è stato approvato dal centrodestra in via definitiva e quindi diventa legge. I voti a favore sono stati 154, i contrari 1, e gli astenuti 1. L'opposizione non ha partecipato al voto nel tentativo di far mancare il numero legale.
"Il ritorno al nucleare e' una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che Economico", ha commentato Grazia Francescato, portavoce dei Verdi ed esponente di Sinistra e Libertà. Proprio mentre tutti i leader mondiali affrontano L'Aquila la questione dei cambiamenti climatici, "l'Italia di Silvio Berlusconi sceglie di affossare la ricerca e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica scegliendo un salto nel passato pericoloso, radioattivo e che porta con se' il rischio della proliferazione a scopi militari".
Angelo Bonelli, ex capogruppo dei Verdi alla Camera, ricorda "la pericolosa avventura del nucleare che altri paesi industrializzati hanno abbandonato o fermato, come Germania, Usa, Olanda, Spagna. Il piano nucleare di Berlusconi portera' ad una spesa di 20 miliardi di euro che sara' pagata dagli italiani con la bolletta elettrica; tutti i programmi nucleari infatti si reggono con i finanziamenti statali, accadde in Francia come negli Usa"
Dura anche Legambiente: ''Con grande soddisfazione questo governo oggi plaude a se stesso per aver raggiunto un antico obiettivo: tornare alla preistoria energetica e spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione''.
Una tecnologia, quella voluta dall'Italia sul nucleare ''che Barak Obama - continua Legambiente - si e' rifiutato di finanziare perche' inquinante e insicura''. Ma non e' solo il governo americano a frenare la diffusione dell'atomo. ''Addirittura il cancelliere tedesco Angela Merkel - sottolinea Legambiente - ha dichiarato di non volere nuovi impianti nucleari in Germania specificando che la produzione attuale puo' essere considerata solo un mezzo in attesa di una idonea ed efficiente diffusione di tecnologie rinnovabili''.
''Tutte le economie piu' avanzate - sottolinea Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - hanno scelto di investire in fonti rinnovabili ed energia pulita per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche per risolvere i problemi della sicurezza e dello smaltimento delle scorie oltre che dell'approvvigionamento della materia prima (scarsa e costosa) necessaria alla fissione''.

Nuova occupazione con la Rivoluzione Verde






Leggete attentamente questo link, che è uno studio fatto da Greenpeace e che dimostra come sia possibile aumentare, contemporaneamente, l'occupazione di lavoratori e la qualità della vità, preservando le risorse naturali del Pianeta.

No al nucleare in Italia!



Hanno deciso di rimettere in circolo l'energia nucleare in Italia. Parlano e sparlano di nucleare pulito ed altre stupidaggini del genere. Ieri è stato approvato il DDL Sviluppo (???) che prevede il ritorno al nucleare, nonostante gli italiani si siano espressi contrariamente in un referendum del 1987.

Fonte ADN Kronos: Entro 6 mesi è prevista l'individuazione dei siti per la costruzione delle nuove centrali. E viene istituita una Agenzia per la sicurezza che avrà il compito di controllare tutte le attività concernenti gli impieghi dell'energia nucleare, la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi, la protezione dalle radiazioni, e la vigilanza sugli impianti.
Soddisfatto per l'approvazione il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola per il quale la Legge Sviluppo ''colma un vuoto di oltre vent'anni e affronta finalmente i nodi irrisolti, i veti e le contraddizioni della gestione dell'energia nel nostro Paese che ci hanno fatto sinora pagare l'elettricità il 30% in più degli altri Paesi europei, ci hanno fatto dipendere dall'estero per l'85% dei nostri consumi e condannato ad alti tassi di inquinamento''. Con questa legge, prosegue il ministro, ''si snelliscono fortemente le procedure per la realizzazione delle reti e delle infrastrutture energetiche, si dà forte impulso alle fonti rinnovabili, si riapre la strada al nucleare. Diventa operativo il percorso per ridurre la nostra dipendenza dall'estero, abbassare il costo dell'energia, ridurre l'inquinamento, realizzare un mix elettrico con il 50% di fonti fossili (contro l'attuale 83%), il 25% di rinnovabili dall'attuale 18%, il 25% di nucleare''.

giovedì 9 luglio 2009

Greenpeace Italia contro il carbone



Italia — Oltre cento attivisti di Greenpeace da tutto il mondo hanno occupato quattro centrali elettriche a carbone sparse sul territorio italiano, chiedendo ai Capi di Stato del G8 di assumere un ruolo di leadership contro i cambiamenti climatici. 07:30 Oltre cento attivisti occupano quattro centrali a carboneDalle prime ore di questa mattina gli attivisti, provenienti da 18 nazioni diverse, hanno occupato nastri di trasporto e scalato le gru e le ciminiere delle centrali a carbone di Brindisi, Fusina a Marghera (Venezia), Vado Ligure (Savona) e Porto Tolle.Nel dettaglio, gli attivisti di Greenpeace hanno occupato il nastro trasportatore e la ciminiera di Brindisi, nastro trasportatore, ciminiera e due gru sul porto a Marghera, la ciminiera di Porto Tolle e le due ciminiere di Vado Ligure.Problemi finora riscontrati solo nella centrale di Brindisi, dove i responsabili della centrale Enel hanno acceso ripetutamente il nastro trasportatore mettendo a rischio la sicurezza degli attivisti.La centrale di Brindisi è la maggiore singola fonte di emissioni di CO2 in Italia: Greenpeace chiede ai Capi di Stato del G8 di ridurre queste emissioni e di assumere un ruolo determinante contro i cambiamenti climatici.
In Italia, più di cento attivisti hanno occupato, scalato e dipinto ciminiere, gru e nastri trasportatori in cinque centrali a carbone (o in via di trasformazione), sottolineando come il carbone sia il principale “killer del clima” a livello mondiale. Dall’alto delle centrali di Brindisi, Fusina/Marghera, Porto Tolle, Vado Ligure e Civitavecchia, Greenpeace ha chiesto ai governi del G8 di prendere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici.Gli attivisti stanno ancora occupando due centrali –Brindisi e Porto Tolle – dalla quale discenderanno in contemporanea con la fine del meeting dell’Aquila, concludendo la protesta. Alla vigilia del G8, Greenpeace ha presentato il suo nuovo rapporto “Powering G8 Job Creations”: come creare posti di lavoro proteggendo il clima, il quale prospetta le previsioni occupazionali per i paesi del G8 e dimostra che, attraverso la ‘Rivoluzione Energetica’, proprio in questi otto paesi (Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada) “si raggiungerebbero nel 2030 oltre un milione e 800mila posti di lavoro nelle rinnovabili, ottenendo contemporaneamente una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 nel settore dell’energia”.“La crisi climatica e quella economica vanno affrontate insieme; investire in energie rinnovabili e in efficienza è la soluzione per salvare il clima, creare occupazione e rilanciare l’economia”Anche l’Italia ha tutto da guadagnare dall’investire in energie pulite ed efficienza,un recente studio dell’Università Bocconi dimostra infatti che “investendo nelle rinnovabili e raggiungendo gli obiettivi europei previsti dal pacchetto Clima e Energia, l’Italia può creare fino a 250.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020, nel solo settore elettrico. Per gli usi termici il potenziale è ancora maggiore. Mentre altri 60.000 nuovi posti di lavoro, secondo il Politecnico di Milano, potranno essere creati attraverso l’investimento in efficienza energetica”.In attesa del prossimo summit dell’ONU sui cambiamenti climatici previsto a Copenhagen il 7 dicembre, “i leader del G8 devono sbloccare l’empasse del negoziato e assumere personalmente l’iniziativa, smettendola di accusare i Paesi in via di sviluppo; questa è la loro occasione per mostrare se sanno agire per il bene di tutti e sono dei veri leader, o se sono buoni solo per le chiacchiere”-


Per informazioni e interviste:Ufficio stampa Greenpeace, 06.68136061 [int. 211-208]Andrea Pinchera, direttore comunicazione Greenpeace, +39.348.3988607Foto e video: Massimo Guidi +39.328.0646175